martedì 12 aprile 2011

dal vangelo dell'infanzia di Tommaso

Gesù gioca sulla terrazza.

[1] Alcuni giorni dopo, mentre Gesù giocava sulla terrazza di un tetto, uno dei bambini che giocavano con lui cadde dalla ù terrazza e morì.
[2] Venuti i genitori del morto, l'accusavano di averlo gettato giù...
Ma quelli lo maltrattavano.
Gesù allora discese in fretta giù dal tetto, si fermò vicino al cadavere del ragazzo e disse a gran voce: "Zenone, Ä questo era il suo nome Ä alzati e dimmi: sono io che ti ho gettato giù?".
E subito, alzatosi, rispose: "No Signore, tu non mi hai gettato giù, ma mi hai risuscitato".
I presenti rimasero attoniti, mentre i genitori del ragazzo glorificarono Dio per il segno avvenuto, e adorarono Gesù.

lunedì 7 marzo 2011

da "corri coniglio" di John Updike

Quando si ha il fegato di essere se stessi, sono gli altri a pagare il nostro prezzo"

(pag 193 Mondadori 1961)

il torto.
"... egli conosce così bene l'energia propolsiva di un torto, il modo con il quale la mente picchia contro esso e ogni futile colpo risucchia l'aria svuotandola sempre più finchè sembra che l'intera struttura di sangue e ossa debba esplodere in un universo capace di essere un vuoto spinto."

(pag 196 Mondadori 1961)

sabato 5 marzo 2011

da "zia Mane" di Patrick Dennis


Boyd,” ruggì Mr Upson “vediamo di mettere insieme una ronda, un gruppo di vigilantes, così teniamo quei
giudei e tutta la loro fetida razza alla larga da qui...”.
“Ma non sarai così ingenuo da pensare che gli ebrei siano una razza, vero?!” intervenne Zia Mame. “Qualsiasi
antropologo...”.
“Non mi rompere con l'antropologia. Finché avrò vita combatterò ogni schifoso nasuto che cerchi di mettere
piede sulla tèrra dei fianchi. E perdio...”.
“Fammi capire, mi stai dicendo che il Connecticut è roba tua? Cosa saresti, una specie di divinità che si arroga
il diritto di decidere chi può comprare la terra e chi no?”.
“Mame, la casa di un uomo è il suo regno. Magari ti suonerà antiquato, ma è vero. E non ho lavorato come
una bestia tutta la vita a costruirmi questo posticino per farmelo insozzare da una ghenga di usurai che pretende...”.
“Claude,” disse Zia Mame con gli occhi ridotti a una fessura, e la voce più metallica che le avessi mai sentito
“ ti ho già detto tre volte che gli schifosi rabbini di cui parli sono amici miei. Li conosco da un sacco di tempo.
Sono persone interessanti, intelligenti, e colte. Prima di giudicarli, aspetta di conoscerli”.
“Ah, ma davvero? Adesso la fai facile, ma vorrei vederti se venissero a vivere vicino alla tua bella casa di
Washington Square. Cosa faresti, eh?”.
“Gli direi, “Benvenuti in Washington Square, Sylvia, e finché non vi siete sistemati venite pure a cena dame...”“.
“Merda!”.
“Claude! “ disse Mrs Upson.
“'fanculo, Doris, lasciami parlare!”. Si girò verso Zia Mame. “Tu te ne stai seduta lì a fare i tuoi discorsi da
“New Republic” del cazzo, mentre un povero cristiano si trova di fronte a un serio...”.
“Vorrei che non usassi la parola cristiano a sproposito “ disse Zia Mame molto secca.
“Ecco, vedi Mame...” provò a interloquire Mrs Upson.
“Per favore, non potremmo cambiare discorso?” disse Gloria.
“Ma sì, parliamo d'altro. Non so, di negri?” fece Zia Mame.
“Non ti intromettere, piccina” fece Mr Upson. “E tu, stammi bene a sentire, io ci sono stato a cena da te, l'ho
vista la tua lussuosa casa europea, e sarò anche un ottuso assicuratore che non pensa in grande come te e
Zia Mame - Patrick Dennis
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Franklin Delano Rosenfeld, ma non mi pare che a tavola ci fossero giudei. Se non sbaglio c'erano un nobile
inglese e un principe francese e una famosa attrice!”.
“Suppongo sarebbe crudele aggiornarti sul fatto che quella Vera Charles per cui tu e Doris stravedete in realtà
si chiama Rachel Kollinsky, ed è figlia di un attorucolo ebreo”.
“Impossibile! “ esalò Mrs Upson.
“Affari tuoi” ruggì suo marito. “Comunque gli attori non contano, sono una razza a parte. Ma se si tratta di
avere ebrei sul pianerottolo, praticamente in casa...”.
“Claude,” disse zia Mame con tutta calma “ ti rendi conto che in questo stesso momento, in Germania, c'è un
pazzo che si chiama Adolf Hitler e dice le stesse cose che dici tu?”.
“Non provarti a buttarla in politica. I sinistrorsi li fiuto a un chilometro di distanza”.
“Sì, sono una devota del presidente Roosevelt. E allora?”.
“Io parlavo di ebrei, e non mi sembra che sugli ebrei Hitler abbia delle idee così sballate, anzi”.
“Non parla sul serio, vero?” intervenni. “Li sta massacrando”.
“Non ho detto che vorrei massacrarli”.
“Credevo di sì, visto che ti ho sentito parlare solo di fucili, ronde e vigilantes” disse zia Mame gelida.
“Cristo santo, sai cosa? Forse hai ragione”.
“Scusa, ma quanti ebrei conosci, Claude?”.
“Non ti preoccupare, li conosco bene. Sgomitano, vogliono comandare, alzano la voce..).”.
“Come la stai alzando tu?”.

e chi può dirlo (storia zen)


C’era una volta un contadino cinese il cui cavallo era scappato; tutti i vicini quella sera stessa si recarono da lui per esprimergli il loro dispiacere.
“Siamo così addolorati di sentire che il tuo cavallo è fuggito. E’ una cosa terribile”
Il contadino rispose: “Forse.”
Il giorno successivo il cavallo tornò portandosi dietro sette cavalli selvaggi, e quella sera tutti i vicini tornarono e dissero: “Ma che fortuna! Guarda come sono cambiate le cose. Ora hai otto cavalli!”
Il contadino disse: “Forse.”
Il giorno dopo suo figlio cercò di domare uno di quei cavalli per cavalcarlo, ma venne disarcionato e si ruppe una gamba, al che tutti esclamarono:
“Oh, poveraccio. Questa e’ una vera disdetta”
ma ancora una volta il contadino commentò: “Forse.”
Il giorno seguente il consiglio di leva si presentò per arruolare gli uomini nell’esercito, e il figlio venne lasciato a casa per via della gamba rotta. Ancora una volta i vicini si fecero intorno per commentare: ”Non è fantastico?”
ma di nuovo il contadino disse: “Forse.”